Nel “costruire crocevia” mi baso su alcune intersezioni che ho creato nel mio percorso formativo tra campi di conoscenza e di esperienza differenti. 
Ho imparato che sono le diverse prospettive da cui si osservano persone, organizzazioni ed ecosistemi che permettono di vedere, capire, intervenire affrontando la complessità.

Leggo persone e imprese nella prospettiva della Psicologia dell’organizzazione, ambito in cui ho conseguito la laurea magistrale all’Università di Padova.  Ho approfondito negli anni la psicologia dei processi di apprendimento che mi ha consentito di mettere metodo e deontologia nel lavoro di progettare, finanziare, vendere esperienze di formazione e di consulenza. 

L’approccio psicosocioanalitico che ho coltivato nel master in Sviluppo organizzativo in Ariele (Milano) mi permette di aggiungere “tridimensionalità” nella comprensione di persone, team e organizzazioni attraverso l’ascolto di bisogni profondi, paure, desideri, sogni e nell’interpretare le culture organizzative come potenti fattori di integrazione e come variabile ineludibile (ma utilmente gestibile) nei processi di sviluppo organizzativo. 

So che fare impresa è anche una questione di strategia e di “numeri” a partire dalla dimensione economico-finanziaria. L’ho imparato nel corso del Master of Business Administration Executive della Fondazione CUOA. Il Master mi ha offerto anche un’interessante ricognizione dei principali processi dell’azienda, dal Marketing alle Operations al Controllo di Gestione. Ho il piacere di poter parlare ogni giorno di questi temi con manager aziendali di varia estrazione. 

Sono appassionato da quella che definisco “l’arte di organizzare” che attraversa i processi di gestione delle Risorse umane nella prospettiva dello Sviluppo organizzativo, a partire dai temi “caldi” dell’Attraction e della Retention (su cui ho condotto una ricerca e costruito un Laboratorio tra imprese), o della costruzione di Corporate Academy. Si tratta di un’arte che tocca anche il management dell’innovazione. Mi piace comprendere e intervenire a supporto di chi fa innovazione di prodotto ed ha il ruolo manageriale di “regista” di questo processo che si nutre contemporaneamente di “genio e regolatezza”. La mia formazione di base in Elettronica industriale e successiva nell’ambito del Project management e della Creatività applicata al problem solving mi aiuta a sintonizzarmi non tanto con i dettagli tecnologici dello sviluppo prodotto, ma con il perimetro in cui si colloca il progetto di innovazione, in particolare nelle filiere meccatroniche e nel mondo dell’IoT, oltre, in generale al linguaggio e alle sfide del management R&D.    

Mi piacciono i processi di innovazione (e apprendimento!) che si svolgono nelle relazioni tra imprese, negli ecosistemi, nella prospettiva dell’Open innovation. A partire dalla tesi di laurea I Fili d’oro – La collaborazione tra imprese nel distretto industriale orafo vicentino, che è stata premiata da Confindustria Vicenza e che ha comportato un approfondimento importante sui temi dell’economia industriale e dell’Economia della conoscenza (in riferimento al pensiero di Enzo Rullani).  Ho costruito poi negli anni incontri e laboratori tra imprese, creando occasioni di innovazione e di sviluppo prodotto.  

Ho imparato che è nel terreno di intersezione tra gli “sguardi” che si colloca l’innovazione